Loresi nel mondo

Elena Favilli

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Sono cresciuta a Gropina, in cima ai campi. E devo a Gropina tutto quello che faccio in giro per il mondo. Conosco a memoria la forma della pieve, le pieghe dei viottoli, le chiome degli ulivi. E sono davvero a casa solo dopo la curva di Sant’Antonio, quando la pineta inizia a chiudersi e a riflettere il sole di sbieco. Viaggio molto da quando avevo diciott’anni, prima a studiare semiotica all’Università di Bologna, poi a studiare giornalismo all’Università di Berkeley in California, poi a lavorare a New York, Milano e ora di nuovo in California, a Los Angeles. Qualche anno fa ho fondato un’azienda che si chiama Timbuktu e che fa prodotti digitali per bambini: giochi, libri, applicazioni, video. Sono molto fortunata perché faccio un lavoro che contiene tutto quello che mi è sempre piaciuto di più: l’editoria, la tecnologia, il design, la scrittura. Il nuovo libro che ho appena lanciato con Timbuktu si chiama “Storie della buonanotte per bambine ribelli” (in Italia uscirà a marzo) ed è una raccolta di favole moderne, in cui le protagoniste non sono le solite principesse in attesa di essere salvate da un principe, una fatina o un cacciatore, ma donne realmente vissute nel passato e nel presente che hanno compiuto imprese straordinarie in qualsiasi campo. Sono favole che hanno per protagoniste scienziate, pittrici, astronaute, scrittrici, sollevatrici di pesi, musiciste, giudici, chef... da tutto il mondo. Tra le italiane ci sono le scienziate Rita Levi Montalcini e Margherita Hack, la pioniera dell’educazione Maria Montessori, la pilota di Formula 1 Lella Lombardi, la ciclista Alfonsina Strada e la partigiana Claudia Ruggerini. Sono storie di coraggio e determinazione, di intelligenza e di talento. L’ho dedicate a tutte le donne che mi hanno cresciuta e che mi hanno insegnato ogni giorno a ridere di tutto, a lavorare sempre, a non avere paura mai. Il libro ha avuto un grande successo e lo scorso luglio la nostra Presidente della Camera, Laura Boldrini, mi ha premiato con una medaglia a Palazzo Montecitorio “per il servizio reso al nostro Paese”. Non sono riuscita a dire niente dall’emozione, mentre con quelle parole la Presidente mi consegnava la medaglia. Ho solo pensato a come sarebbe stato bello portarla a Gropina.

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